lunedì 14 marzo 2011

Come ammazzo lo Zombie

Fatta salva quindi l'evoluzione in senso conciliatorio intravista ne L'isola dei sopravvissuti, lo Zombie è e rimane un abominio da estirpare. Non dobbiamo dimenticare del resto che il nostro non morto, al contrario degli altri componenti della famiglia, le mummie e i vampiri, porta su di se il marchio della putrefazione che non è affatto il primo necessario passo del processo generativo "alchemico". Essa è una condanna eterna che ha inizio al momento della trasformazione in creatura non morta quando il tempo si ferma e lascia il corpo in uno stato di perenne decomposizione.

L'interruzione del ciclo alchemico esclude ogni possibilità di evoluzione verso la rinascita, lo Zombie si trova bloccato in un eterno "Nigredo", gli elementi che dovrebbero separarsi per essere disponibili ad un nuovo inizio sono invece condannati a rimanere in uno stato intermedio, una putrefazione che non consuma ma sfigura il corpo che, come insegna la tradizione egiziana, non può più essere riutilizzato in una nuova vita e l'anima quindi è perduta per sempre. Dal momento che della contaminazione del corpo da parte della "putrefazione" ne sono responsabili coloro che hanno preparato il corpo per il rito funebre (gli imbalsamatori) , potremmo pensare quindi che uno Zombie nell'antico Egitto sarebbe stato scambiato per un'anima in collera, non correttamente imbalsamata, che esigeva vendetta tormentando i vivi e cercando di impedire loro l'accesso all'aldilà attraverso la stessa condanna da lui patita, la putrefazione.

La nostra cultura, al contrario dell'egiziana, si limita a garantire l'immortalità dell'anima attraverso il suo distacco dal corpo e l'ascesa verso il perenne "Albedo" del paradiso, ma in questa evoluzione non è coinvolto il processo alchemico, la materia non è nobile in quanto parte necessaria di un processo generativo, essa è corruttibile e disgustosa. Davanti al regno di "Dite" la nostra cultura tira un solco incolmabile tra la purezza dell'anima incorruttibile e il corpo che si avvia alla decomposizione poiché composto esclusivamente da vile materia e non più da spirito, questa scissura spinge in alto l'una e sprofonda nell'oscurità della terra l'altro, lontano dallo sguardo dei vivi e confinato dentro solide tombe racchiuse dietro alte mura.

Come abbiamo avuto occasione di ripetere, lo Zombie è un offesa e non ha più niente dell'anima pura che lo abitava prima della morte, l'anima del defunto è salva; lo Zombie non è l'animo in collera dell'antico Egitto, che per altro ha molti punti di contatto con taluni fantasmi, yūrei, della tradizione giapponese, ma è esclusivamente vile materia che risorge come bestia, animale che rivolge i suoi denti aguzzi contro l'uomo per divorarlo e condurlo all'ignobile destino di cui abbiamo già parlato.
Quindi lo Zombie senz'anima, tornando dal mondo dei morti, non ha alcun altro scopo se non mangiare, egli ci dimostra di non avere neanche più l'intelletto dell'umano che fù, si è ridotto a "materia" putrescente e affamata. Dobbiamo necessariamente combattere questa bestia per ricacciarla oltre le "mura cimiteriali" ma come possiamo uccidere ciò che è già morto? Le sue membra non possono essere danneggiate perché sono già in putrefazione, l'unica cosa che possiamo fare è fermarla danneggiando il luogo che sovrintende a tutte le residue funzioni "vitali", il cervello.

Le attività residuali del cervello che permettono allo Zombie di agire sono minime, anche se nell'ultima evoluzione filmografica le cose sono un po' cambiate (La terra dei morti viventi - USA, 2005), egli pertanto può essere soltanto una "bestia" che, per un macabro scherzo del maligno, ha le lontane sembianze dell'essere umano se pur trasfigurate dalla putrefazione.
Questa visione dello Zombie a mio parere è, in ultima analisi, una difesa che opponiamo al fatto di poterci realmente identificare in un non morto, non possiamo essere Zombie e non possiamo permetterci che anche soltanto la sua presenza metta in dubbio la nostra perfetta diairesi tra anima e corpo.
Lo Zombie deve necessariamente essere eliminato, non già quindi con riti magici o esorcismi inutili su di un corpo senza l'anima, ma piuttosto con un colpo alla testa dove il residuo cerebrale continua la sua attività, quasi volessimo distruggere anche l'ultima parvenza di quell'organo che in vita ci conferiva la razionalità e che, essendo di vile materia, non ha potuto seguire l'anima. Meglio distrutto che complice della bestia.

Ricordatevi la modalità di eliminare gli Zombie, nei prossimi articoli verrà paragonata a quelle per l'eliminazione di vampiri e mummie per cominciare a marcare un confine tra le differenti figure di non morto.

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